Size nel poker è un termine che si riferisce all’entità di una puntata, che sia una bet o un raise.
Le size sono un aspetto fondamentale del poker, perché sono davvero le fondamenta su cui si basa tutto. Trovare una puntata perfetta può permettere di estrarre più valore, portare al fold una mano più forte, oppure semplicemente perdere di meno, capire la forza della mano avversaria e molto altro.
Uno degli errori di base dei principianti è proprio quello di non saper calibrare le proprie puntate, magari puntando il minimo su ogni street o andando all in quando spillano una coppia d’assi.
Vediamo un po’ meglio il concetto di fondo nella scelta di una size, e quelle più comuni per orientarci meglio.
L’obiettivo determina la size
Prima di domandarsi “quanto” puntare, bisogna pensare al “perché”. Qual è il motivo per cui puntiamo o rilanciamo?
Come base ci sono due motivi per cui puntare: per valore (guadagnare di più con una nostra mano buona che può vincere contro quella avversaria) o per bluff (vincere il piatto con una mano debole portando al fold l’avversario).
La filosofia di base nel poker texas hold’em è che quando puntiamo per valore vogliamo trovare la size più alta che il nostro avversario possa chiamare, e quando siamo in bluff la size più bassa contro cui l’avversario possa foldare.
La spiegazione è elementare. Con le mani forti vogliamo guadagnare il più possibile, ma se punteremo troppo forte gli avversari folderanno spesso, mentre puntando troppo poco perderemo l’opportunità di massimizzare i guadagni.
Con il bluff invece vogliamo portare al fold l’avversario, ma non sempre accadrà. Quando riceveremo un call, vorremo perdere il meno possibile, ma non possiamo puntare troppo poco perché chiameranno troppo spesso.
Si noti che nel poker non c’è mai bianco o nero, e ci sono molte sfumature tra questi due estremi. Il più comune è il semi-bluff, una puntata fatta di solito con un progetto o comunque una mano con molta equity, ma senza un punto chiuso per vincere uno showdown.
Il balancing (base)
Il problema del discorso fatto nel paragrafo precedente, è che si riferisce solo alla mano che effettivamente abbiamo, e non tiene in considerazione tutto il range.
La conseguenza è che saremo “face up“, che significa “a volto aperto”; in pratica, gli avversari più attenti potranno capire facilmente se avremo un punto forte o un punto debole, a seconda di quanto puntiamo.
La risposta è nel balancing, ovvero puntare diversi tipi di mani con la stessa size. Per esempio, immaginiamo che in uno scenario si voglia puntare €10 con le proprie mani più forti: se nello stesso scenario (board simili, action simile, mano diversa) punteremo €10 anche con dei bluff, metteremo in crisi il nostro avversario, che non saprà se foldare e far vincere i nostri bluff, o chiamare e perdere contro le nostre mani buone.
In questo articolo non ci dilungheremo troppo ad entrare nei dettagli del balancing, perché è una parte relativamente complicata e avanzata del poker. Anche se non si applica una strategia perfetta, però, è bene essere consapevoli dell’esistenza del gioco bilanciato. Andarci quantomeno vicino, è senz’altro meglio che giocare face up!
Per chiudere il cerchio e tornare all’argomento iniziale del paragrafo, è per questo motivo che è importante pensare in termini di range e non di mano attuale.
Le size più comuni
Dopo le dovute premesse, arriviamo al punto focale di questo articolo, ovvero le size da usare come riferimento perché essendo le comuni ci assicurano di non esagerare o andare troppo leggeri.
Si noti che le size vengono espresse in relazione al big blind (3bb), alla puntata precedente (3x), o a una frazione del piatto (33% pot, ⅓ pot).
Partiamo dal preflop, con una piccola storia divertente: le size “storiche”, cresciute in maniera euristica con l’evoluzione del gioco, si sono rivelate molto vicine a quelle poi approvate dall’era tecnologica con l’uso dei solver.
La size di apertura “base” ruota attorno ai 2,5 big blinds nel cash game con 100bb effettivi, con delle variazioni a seconda di vari fattori che puoi vedere nel paragrafo successivo.
Per i re-raise si tende attorno a un 3x quando in posizione, 4x se fuori posizione, mentre le 4-bet solitamente diminuiscono verso un 2,5x.
Negli MTT e Sit&Go le cose non sono troppo diverse in early stage, ma entrando nelle fasi più late del torneo, quando gli stack effettivi si fanno più bassi, le size tendono a scendere, portandosi a 2 – 2,2x.
A partire dal post-flop sono tante le variabili, ma possiamo dire che una puntata standard va dal 50% al 75% del pot. Attenzione, sono sempre più comuni le small bet da 25%-33% pot (o anche meno!) e in determinate situazioni le overbet, tipicamente tra 110%-150% del piatto.
Tendenzialmente le size sono inferiori nei tornei a causa dello stack effettivo più basso, ICM e altri fattori che influenzano la fold equity.
Cosa può cambiare il valore di una size
La scelta di una size perfetta come dicevamo dipende da molti fattori.
Uno fra tutti è la posizione: alcuni da UTG rilanciano meno che dalle altre posizioni perché hanno un range più forte e possono avere buona fold equity anche così, ma vogliono tenere un piatto più basso per le volte in cui giocheranno postflop fuori posizione.
Allo stesso modo, utilizzano size maggiori dai blinds, sapendo che giocheranno grossomodo sempre OOP. Questo vale anche per le 3-bet, che dai bui sono tendenzialmente più corpose.
Come abbiamo notato per i tornei, anche lo stack effettivo è una discriminante nella scelta della size. Se giocassimo un cash game molto deep, con 200 o più big blinds davanti, per esempio, potremmo usare size più forti per evitare dei call troppo light di avversari con mani marginali che giocano per implied odds.
Rapporto value/bluff, range e nuts advantage
Un elemento molto importante per decidere l’entità di una bet è il rapporto valore/bluff, discorso che si riallaccia al considerare tutto il range e non la singola mano.
La regola aurea in soldoni è che più bluff avremo in un determinato spot (in cui potremo avere anche mani di valore, si intende), più alta dovrà essere la nostra bet. Se invece saremo più sbilanciati verso mani di valore più o meno alto, sarà meglio tenere le puntate più basse.
Questo discorso si può approfondire ulteriormente considerando concetti un po’ più avanzati come il range advantage e il nuts advantage, che possiamo semplificare così:
- Range advantage quando in un determinato scenario il nostro range avrà più equity del range avversario
- Nuts advantage quando le nostre mani migliori saranno più forti delle mani migliori dell’avversario
Per esempio, quando rilanciamo da cutoff e riceveremo un call dal BB, il nostro range conterrà più figure di quello avversario che può difendere con mani peggiori. Quindi su un board come K♣ Q♥ J♠ avremo il range advantage perché il nostro range sarà più forte, e il nuts advantage perché avremo A-T, K-K, Q-Q, J-J che il nostro avversario difficilmente avrà, perché probabilmente avrebbe 3-bettato.
In linea di massima si dice che con il range advantage dovremo puntare più spesso, e con il nuts advantage usare size più alte.
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